Campanili d'Italia

Calcata – Il borgo che non si spiega, ma resta nella memoria

Il tempo in verticale

Non si arriva a Calcata per caso. Si sale. Si curva. E poi, all’improvviso, appare: un blocco di pietra e memoria che sembra galleggiare sul nulla. Calcata vecchia è lì — raccolta, isolata, teatrale. Un pugno di case arroccate su uno sperone di tufo, affacciato sulla valle del Treja, nel cuore del Lazio meno conosciuto.

Un luogo che non cerca di piacere, ma di rimanere. Calcata non si lascia consumare in fretta: si lascia sedimentare. Per chi ama il turismo lento, fatto di soste e silenzi, è una tappa obbligata. Uno di quei borghi fuori dal tempo dove ogni passo sembra dire “aspetta”.

Calcata cosa vedere

Non esiste una lista vera e propria. Chi cerca cosa vedere a Calcata, trova soprattutto una sensazione. Ma ci sono luoghi simbolici che raccontano il borgo: la Chiesa del Santissimo Nome di Gesù, con la sua atmosfera sospesa; il piccolo museo locale; le botteghe degli artisti con le porte socchiuse nei fine settimana; e poi le terrazze improvvise, i cortili nascosti, le scale che finiscono nel vuoto.

Il borgo è piccolo, ma ha la densità di un racconto. Anche solo sedersi su una pietra e guardare il vuoto della valle è, in fondo, un modo per “visitare”.

Un borgo abbandonato, poi riscoperto

Negli anni ’30, per paura che il tufo franasse, il borgo fu abbandonato per decreto. Gli abitanti si trasferirono nella nuova Calcata, costruita a valle. Ma le pietre rimasero. E rimasero anche i ricordi, gli echi, le forme. Negli anni ’60, arrivarono altri volti: artisti, viaggiatori, outsider, anime in cerca. E il borgo tornò a vivere, ma con un’altra voce.

Oggi Calcata è spesso definita borgo degli artisti. Qui si vive e si crea. Le case sono diventate atelier, le terrazze palcoscenici improvvisati. Non c’è distanza tra arte e quotidiano: l’una respira dentro l’altra.

Le storie che restano

Come ogni luogo che sfugge all’ordinario, anche il borgo sospeso di Calcata ha le sue leggende. La più celebre riguarda una reliquia sacra, il prepuzio di Gesù, conservato qui nel Medioevo e poi misteriosamente scomparso. Una storia al limite tra fede e ironia, tra provocazione e devozione. Nessuno oggi sa dove sia la verità. Ma in fondo, serve davvero?

E poi ci sono racconti più sussurrati: streghe, riti pagani, apparizioni nei boschi. Nessuno li conferma, nessuno li smentisce. Calcata è anche questo: un paese che non spiega — e forse non deve farlo.

Un turismo che non disturba

Calcata si vive a bassa voce. I visitatori sono discreti, i passi lenti, le conversazioni rare. È il posto giusto per chi non cerca attrazioni da spuntare, ma presenze da sentire. E se si arriva solo per una foto, si rischia comunque di restare. Perché Calcata trattiene, anche senza volerlo.

Sapori della valle

La cucina qui è come il borgo: semplice, intensa, stagionale. Nei ristoranti e nelle taverne si servono piatti della tradizione contadina: fettuccine fatte a mano, zuppe di legumi, formaggi locali e il celebre pane cotto nel forno a legna.

Un piatto tipico da non perdere è la zuppa di ceci e castagne, che racconta storie di povertà trasformata in gusto. In autunno si aggiungono i funghi raccolti nei boschi; in inverno, la polenta con il sugo di cinghiale. La tavola qui è parte del paesaggio.

Natura che accompagna

Tutto intorno, la natura non è cornice: è parte del racconto. Il borgo sospeso di Calcata si affaccia sul Parco regionale della Valle del Treja, una distesa di boschi, forre, grotte etrusche e cascate. Da non perdere il sentiero che conduce alle cascate di Monte Gelato, ideali per una passeggiata rigenerante. Qui, la natura si ascolta. Nel silenzio fitto del bosco, ogni passo sembra dire: “ci sei?”. E forse la risposta è già nel rumore dell’acqua, nel fruscio delle foglie, nella luce che filtra tra i rami.

Non lontano da qui, un altro luogo sfida il tempo e l’immaginazione: il Giardino dei Mostri di Bomarzo, dove la pietra diventa simbolo e silenzio scolpito. Chi è rimasto colpito dall’atmosfera di Calcata, non potrà non emozionarsi anche lì.

Informazioni utili

Dove si trova: Il borgo sospeso di Calcata è in provincia di Viterbo, nel Lazio, a circa 40 km da Roma
Come arrivare: In auto si percorre la Cassia bis e si seguono le indicazioni per il borgo. Parcheggio all’esterno del centro storico, interamente pedonale. Con i mezzi pubblici: autobus Cotral da Saxa Rubra (Roma) fino a Calcata Nuova, poi salita a piedi (10-15 minuti)
Quando andare: Tutto l’anno. Particolarmente suggestiva in autunno e primavera
Dove mangiare: Osterie e ristorantini con cucina stagionale e locale
Dove dormire: B&B, case vacanza e stanze gestite da artisti e residenti
Eventi: Mostre, laboratori e spettacoli diffusi, senza calendario fisso

In sintesi

Calcata non si visita: si attraversa. Si ascolta. Si assorbe. È il luogo perfetto per chi cerca un viaggio che non è solo fisico, ma anche interiore. Non è un borgo da cartolina: è un’esperienza di presenza e ascolto.
Chi arriva, spesso non se ne va subito. E chi se ne va, ci torna — almeno con il pensiero.